#ELETTROENCEFALOGRAMMA_PIATTO
Puntuale come sempre arriva a luglio il BOLLETTINO ECONOMICO nr.3 di BANCA d’ITALIA (vedi locandina). Documento fondamentale ed imprescindibile per capire la nostra situazione congiunturale nel contesto europeo e mondiale. Si tratta di un rapporto zeppo di grafici e di numeri ma questa volta in particolare un solo numero risalta su tutti in maniera ricorrente e quasi ossessiva: ZERO.
Zero è infatti la % di crescita del pil (prodotto interno lordo) nel 2014, dopo un 2013 fortemente negativo per 1,8% per cui non recupereremo nulla del flusso di ricchezza perduto e questo non ostante la bella performance delle esportazioni che sono ritornate ai livelli del 2007 (approfondisci). Quello che più impressiona è che non stiamo agganciando la ripresa come invece hanno fatto e stanno facendo le altre Nazioni, accumulando un divario negativo che va da 10 a 20 punti percentuali , come già indicato dal post #siamo_rimasti_indietro del 19 maggio.
Zero è il valore dell’inflazione al consumo, in calo costante da anni ma mai arrivata a questo record. Le proiezioni sono per un mantenimento a questo livello (approfondisci). Significa che la domanda interna è e rimane debolissima e che c’è tanta concorrenza e quindi capacità produttiva in eccesso (approfondisci). L’Europa sembra essere l’area più penalizzata rispetto al resto del mondo (approfondisci).
Zero è l’incremento dei consumi delle famiglie ed anche qui non si recupera nulla del calo degli anni precedenti pur in presenza di un clima di fiducia dei consumatori in miglioramento costante (approfondisci).
Zero è l’incremento della produzione industriale, dato particolarmente grave perché nel 2014 l’Italia produrrà il 20% in meno del 2005, anche se il clima di fiducia delle imprese sembra migliorare (approfondisci).
Zero è il decremento dei tassi di interesse bancari che si mantengono comunque più onerosi dei corrispettivi dell’area euro (approfondisci), non ostante gli SPREAD, cioè i differenziali di interesse fra i titoli di Stato ed il corrispondente titolo tedesco, siano in discesa costante (approfondisci).
Zero è l’incremento dei prestiti alle famiglie mentre rimane drammaticamente superiore al 3% il calo dei finanziamenti bancari alle Società non finanziarie (approfondisci).
Zero è l’aumento di compravendite di abitazioni, mentre il numero assoluto di transazioni è la metà di quelle effettuate nel 2005 non ostante i prezzi reali siano calati del 20% (approfondisci).
La conseguenza logica degli ZERI precedenti è questa:
Zero è l’incremento dell’occupazione con ben 3.236.000 persone disoccupate a fronte di 24.073.000 occupati (approfondisci), mentre diminuiscono le ore lavorate e continua a crescere il costo del lavoro. L’unico indicatore che va nella direzione giusta della continua crescita è l’esportazione di beni e di servizi: il nostro MADE in ITALY, con attese di ordini esteri favorevoli e relativo aumento del saldo netto fra import ed export (approfondisci). E’ il gioiello su cui continuare a puntare e che incoraggia l’afflusso di capitali esteri per acquisti del nostro debito pubblico; acquisti passati dai 13 miliardi netti del 2013 a 75 miliardi nei soli primi cinque mesi del 2014.
Lo scenario macroeconomico per l’Italia 2014 vede una collezione impressionante di zeri ad eccezione delle esportazioni e del saldo dei pagamenti con l’estero (approfondisci).
Siamo attualmente in pieno COMA anche se meno profondo di quello degli anni precedenti. Le Nazioni con cui ci confrontiamo nel coma profondo non sono mai entrate, noi si!! Né a maggior ragione, hanno intenzione di entrarci, vista la prospettiva di espansione dell’attività economica (approfondisci). Noi ce la faremo a risvegliarci e se si, come sarà il risveglio ? Le previsioni per il 2015 sembrano indicare per l’ITALIA la possibilità di un miglioramento ma per realizzarlo dobbiamo davvero cambiare liberalizzando, de-statalizzando, accelerando il processo di riforma del Paese e cambiando profondamente il modello delle relazioni industriali. Diversamente …….. tracciato piatto !!
Luca Bertazzini lbertazz@libero.it
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Guardiamo al mondo con sguardo disincantato: nessuno può voler investire in Italia in un contesto di tale inefficienza, incompetenza e inaffidabilità dell’apparato burocratico. In un mondo con un’economia globalizzata gli investimenti esteri sono vitali. I capitali vanno dove meglio possono consolidarsi e incrementare i profitti. Così creano opportunità per chi vive in quel contesto e moltiplicano le occasioni di lavoro e il benessere. Ma perché investire da noi ? Perché si mangia bene nel Bel paese ? non basta…ci vuole ben altro, soprattutto meno ciarlatani, meno burocrati, politici con buon senso…
Come dire…aspettiamo e speriamo nel miracolo !!
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L’incremento dell’occupazione e del pil dovrebbero andare insieme, quasi sincronizzati. Per aumentare l’occupazione dobbiamo sbloccare le regole che oggi la governano e per aumentare il pil dobbiamo andare decisi sulle riforme, da progettare ma soprattutto da eseguire. Riforme che almeno inizialmente con ogni probabilità il pil lo faranno diminuire ma poi lo faranno crescere significativamente, come ha fatto la Germania circa un decennio fa. Dobbiamo andare avanti decisi senza calcoli elettorali altrimenti non si combina niente e continuiamo ad impoverirci.
Leggen do sulla stampa di questi ultimi mesi delle vicende di Putin – Crimea, avanzata islam, califfato, ecc. e le prese di posizioni dell’occidente mi torna alla mente la simpatica poesiola del Giusti “I più tirano i meno” e in particolare la conclusione:
“fingi che quattro mi bastonin qui,
e li ci sien duegento a dire: Oibò?
Senza scrollarsi o muoversi di lì;
e poi sappimi dir come starò
con quattro indiavolati a fr di sì,
con dugento citrulli a dir di no.”
I dati presentati nell’articolo ed emersi negli ultimi giorni lasciano certamente un senso di sconforto e di impotenza.
L’Italia sconta debolezze strutturali di lunga data e reticenze delle classi dirigenti della prima e della seconda repubblica; vari errori strategici hanno progressivamente minato la nostra capacitá produttiva e l’efficacia del nostro sistema creditizio. Non vedo spazio per ricette miracolose o per cambiamenti di verso insperati.
La grande risorsa che prima non c’era e che oggi potrebbe fare la differenza è, a mio avviso, l’Unione Europea: è inutile guardare separatamente Italia, Francia e Germania. Sarebbe invece opportuno agire all’unisono coordinando politiche industriali comunitarie che permettano di sfruttare al meglio le tante risorse europee che spesso vengono inutilmente dilapidate.
La recessione dell’Italia non è più soltanto un affare italiano, bensì europeo. Come tale andrebbe affrontato, non solo con riferimento alle restrizioni di bilancio.
Mi auguro che il nostro destino sia l’Europa. Ma per arrivarci dobbiamo prima di tutto metter a posto casa nostra, e per far questo ci vogliono anni vista l’insipienza dei nostri politici, della amministrazione pubblica, dei nostri cittadini (in media!!). Ci vogliamo confrontare con Francia e Germania? Bene cominciamo:
Politici: dignità, qualità!! preparazione!! stipendi!! cultura!! visione a lungo termine!!
Lavoro: percentuali di non lavoro assurde, poca ricerca, appiattimento salari, no merito, estrema sindacalizzaione specie nel pubblico,
Società: scuola somara, faccio i fatti miei, le regole valgono per gli altri e non per me, no a tutto, se posso ti frego, maleducazione e poco rispetto per uomini e cose, giustizia, fisco,
Politica estera: caso marò, importanti incarichi anche a livello europeo affidate a persone di non provata professionalità, gestione flussi migratori, a parte la prima accoglienza, il resto viene lasciato al caso.
Mi fermo qui: non dico che in Germania e Francia siano esattamente all’opposto di quanto detto ma certamente sono più avanti e di molto. Per raggiungerli dovremo davvero rimboccarci le maniche e avere una classe politica, perchè poi è inevitabile arrivare a quello, di persone degne, competenti e sapienti con un potere sufficiente per poter fare le cose. Li troveremo in Italia o dovremo cercarli in Europa!!??
Questa idea di Roby dell’integrazione Europea, almeno come politiche economiche, mi sembra interessante perché ridà un poco di fiducia alla possibilità di recupero per l’Italia che altrimenti mi sembra condannata a giocare un ruolo sempre più marginale. Uniformarsi agli ordinamenti migliori degli altri, eliminare le storture uniche del nostro ordinamento del lavoro, applicare le procedure più avanzate in materia di controllo (e lotta) della corruzione e via così, potrebbe essere la maniera di iniziare quel recupero di cui si parlava prima senza scoraggiarsi troppo e con la volontà di farcela. Certo prima dobbiamo riconoscere che siamo in una situazione veramente brutta ed inaccettabile ( debito, corruzione, tasse, lavoro…etc) da qui unire le forze e ripartire nella giusta direzione.
Magari fosse zero. Qui sembra, stando ai dati più recenti delle ultime ore che la tendenza continui a mantenersi negativa. D’accordo che si tratta di una tendenza meno negativa rispetto ai periodi precedenti, e quindi di un miglioramento relativo, ma sarebbe necessario uno stacco superiore per almeno tentare di allinearci ai nostri equivalenti ed iniziare a recuperare un poco di quel divario che si è creato nei dieci anni passati. Per ora però niente da fare. Del resto che azioni sono state intraprese perché la tendenza cambi ? Non credo possiamo permetterci il lusso di aspettare ancora.
8 zero ( o quasi zero) incrementali sono un bel record negativo !! Senza considerare gli indicatori che vanno nella direzione sbagliata tipo il debito pubblico e l’aumento della tassazione. Sono d’accordo con Semplice : miracoli risanatori non potranno avverarsi, occorre un lavoro faticoso, costante, continuo e forse anche alla fine doloroso; per intenderci di quelli che non portano voti immediati e populismo a go go ma non esiste alternativa. Chi fa grandi proclami e promette soluzioni efficaci immediate rispetto ad approcci a piccoli ma continui incrementi, nella giusta direzione, assomiglia più ad un illusionista che ad uno cui stia a cuore risolvere davvero i problemi, primi fra tutti la crescita ed il debito.
Quello che davvero fa impressione sono quei dieci – venti punti di pil che abbiamo perso nei confronti delle altre nazioni ad economia avanzata con cui è giusto e dobbiamo confrontarci. L’ Italia è diventata più povera rispetto ad altre Nazioni che avevano i nostri stessi problemi (domanda in calo, costo del lavoro elevato, crisi finanziaria …etc) ma che sono riuscite a risolverli molto più rapidamente di noi. Una componente consiste nel fatto che non potevamo aumentare il nostro debito pubblico, già a livello record all’inizio della crisi, ma le altre sono le nostre rigidità di sistema molto simili a quelle indicate nel sondaggio e che vanno smantellate con un lavoro paziente e continuo.
Purtroppo lo Zero imperversa in Italia da qualsiasi parte si volge lo sguardo! Ma se questa è purtroppo la magra diagnosi, è quasi impossibile trovare la giusta cura o meglio la giusta cura con le attuali normative e leggi. Occorrerebbe dalla sera alla mattina intervenire il modo radicale e liberale
1. sul fronte delle tasse secondo la Curva di Laffer che afferma che superato un certo limite, cui corrisponde il massimo gettito fiscale, all’aumentare dell’aliquota di imposta si riducono gli incassi per lo Stato 2. togliendo l’Irap e ritornare a tassare le imprese sui ricavi e non sui costi
3. sul fronte delle relazioni industriali togliendo una volte per tutte il famigerato Art. 18.